Giuditta Dembech: Riconciliarsi con il Corpo

Fra le molte specie di rancore, accade anche di provare rabbia nei confronti del corpo. Rabbia e delusione perché in qualche modo il corpo ci ha tradito, mentre pensavamo che tutto dovesse funzionare senza intoppi.

Si può provare rancore per il fegato che ha dato forfait, per i reni che si sono intasati, per il cuore che perde colpi, per lo stomaco che si è ulcerato. Questo atteggiamento non può che peggiorare la situazione. Abbiamo largamente visto come il pensiero negativo aggredisce fisicamente organi e cellule. Se per giunta lo andiamo a riversare su un organo che già è sofferente, finiamo per distruggerlo del tutto!

I nostri organi nella loro totalità sono stati programmati da Qualcuno che non commette errori e che ha strutturato ogni singola cellula secondo le medesime leggi su cui ha basato l’intero Universo.

Tutto è stato ideato nell’ambito di una legge di perfezione e di armonia. Se queste leggi vengono infrante, gli organi si ammalano, anche se, nell’economia perfetta dell’Universo, sono stati anche previsti vasti margini per l’autoguarigione.

Se lo stomaco si è ulcerato, proviamo a far mente locale e cercare di capire chi o cosa ha causato il fuoco che ne ha bruciato le pareti, robuste e delicate allo stesso tempo.

Se il cuore si è infartato, in esame retrospettivo, proviamo a ripensarci: per quanto tempo lo abbiamo fatto correre all’impazzata? A quali stress micidiali lo abbiamo sottoposto? E quando ci ha lanciato segnali di stanchezza, di sofferenza li abbiamo mai presi in considerazione?

La stessa cosa accade anche ad altri organi del corpo che, nonostante tutto, è veramente un amico fidato, un amico che si sottopone alle più incredibili fatiche pur di permetterci di continuate a fare la cosa più importante e meno apprezzata: vivere!

Chi penserebbe mai di dover ringraziare i propri organi? Eppure sono guidati da un’intelligenza di tipo angelica, volta sempre al bene comune.

Il cuore ad esempio, dal primo attimo della nostra vita all’ultimo, lavora duramente e fedelmente, parando i colpi, compensando squilibri di ogni genere. Altrettanto duramente lavora il cervello, il fegato, lo stomaco, e gli umilissimi piedi.

Fino a quando non ci creano problemi non ci preoccupiamo neppure della loro esistenza, quando poi danno cenni di sofferenza cominciano a odiarli ed insultarli.

Dovremmo imparare a dialogare con il nostro corpo, apprezzarlo e proteggerlo quando è in salute, amarlo e curarlo in modo particolare quando si ammala.

Se il corpo si ammala, ci sta lanciando un segnale, una richiesta di aiuto: prodighiamogli tutte le cure mediche di cui ha bisogno, ma non facciamogli mancare il nostro amore, la nostra comprensione e solidarietà.

Anziché detestare ed insultare l’organo che si è ammalato, rivolgiamoci ad esso con amore, facendo un accurato esame di coscienza, accettando la nostra parte di colpa e chiedendogli di perdonarci.

Può sembraci una sciocchezza ma in effetti è un meccanismo di estrema importanza.

Chiediamo perdono all’organo che sta soffrendo per la nostra incuria, e al tempo stesso perdoniamolo per la sofferenza che ci sta procurando.

Quando lo avremo liberato dal peso del nostro rancore, e soprattutto quando lo avremo circondato di amore e comprensione, l’organo ammalato sarà predisposto a guarire.

Il perdono ha una importanza fondamentale, è la base per ricominciare un nuovo modo di vivere abbandonando macigni, veleni, angosce. Il perdono, consigliato da secoli, è la strada che percorreremo in futuro.

Tratto dal libro “Io Penso Positivo” di Giuditta Dembech

Puoi trovare la recensione di questo libro QUI

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