Inquietarsi per nulla

Aprire la porta e non vedere nient’altro che un mucchio di foglie” — Solo, nell’oscurità della sua stanza, un monaco viene tenuto sveglio dal vento che percuote l’isolata capanna. All’improvviso, un rumore assordante risuona sul tetto. “Le lunghe piogge invernali sono tornate” si lamenta il monaco, raggomitolandosi sotto le coperte. Mentre si addormenta pian piano in questa scomoda posizione, la mente diviene preda di cupi pensieri.

All’alba, quando finalmente torna il silenzio, il monaco si alza a fatica, il corpo intorpidito da un sonno agitato. Esitando all’idea di uscire ad affrontare la gelida umidità della campagna circostante, si risolve infine di aprire la porta della capanna.

Il viso gli si illumina davanti allo spettacolo che si offre ai suoi occhi. Una moltitudine di foglie color oro e arancio ricopre il sentiero che conduce alla sua dimora. Non aveva udito la pioggia, bensì il rumore di queste foglie, che il vento autunnale faceva cadere sul tetto. Il freddo che lo aveva preoccupato per tutta la notte era soltanto frutto della sua immaginazione.

Risvegliarsi vuol dire aprire la porta del cuore per accorgerci che le nostre paure si basano su delle chimere. Non c’è alcun bisogno di lottare contro di esse: se abbiamo il coraggio di guardarle in faccia, svaniranno da sole, perché si ritroveranno prive dell’unico potere che avevano su di noi, quello dell’ignoranza.

Tratto dal libro “30 Insegnamenti Zen” di Nicolas Chauvat 

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