Pierre Pallardy: La Respirazione Addominale

La quasi totalità degli adulti e degli adolescenti e, in tutti i casi, di coloro che incontro quotidianamente nel mio ambulatorio, respirano solo a metà. Sotto le pressioni imposte dalla società – o meglio dalla civiltà – hanno perso la respirazione naturale della prima infanzia: fino all’età di circa due anni, cioè fino a che non ha preso coscienza del proprio “io” e del rapporto con il mondo esterno, il bambino riempie d’aria, istintivamente, nello stesso modo.

Poi entra nel mondo dello stress, della paura, della timidezza, in breve delle emozioni e il suo ritmo respiratorio accelera. La respirazione naturale “spontanea” – animale, profonda – della prima infanzia scompare a vantaggio della respirazione “sociale”, molto meno profonda, che si avvale esclusivamente dei polmoni e dei bronchi e, oltretutto, neanche completamente. La quantità d’aria che si fa penetrare nell’organismo si dimezza; ci si “dimentica” di respirare con la pancia. È una catastrofe vera e propria per diverse ragioni.

Anzitutto per la pancia stessa: senza l’apporto indispensabile di ossigeno, deperisce e si verificano i primi scompensi. Da qui hanno inizio i disturbi neurovegetativi (colite, spasmi dolorosi, costipazione), i problemi di assimilazione-eliminazione con la loro sequela quasi automatica di conseguenze: stanchezza cronica, insonnia, irritabilità, aumento del peso, problemi sessuali, allergie, ecc…

Ma c’è qualcosa di più grave, a mio parere: abbandonando, senza saperlo, la respirazione addominale dei primi anni di vita, s’interrompe senza rendersene conto la comunicazione fra la pancia, il secondo cervello, e il cervello encefalico: si produce una rottura. E questa rottura è all’origine di molti mali e incrementa quelli già sopra citati. Se i due cervelli non funzionano tra loro in armonia, a esserne minacciata è la salute nella sua globalità; è allora quasi impossibile raggiungere – anche con farmaci stimolanti, antidepressivi, ansiolitici – quello stato di benessere, di distensione, che è una delle condizioni della felicità.

Osserviamo che donne e uomini non hanno una condizione paritaria in relazione a questo stato di respirazione insufficiente: negli uomini la respirazione incompleta è piuttosto diaframmatica, mentre nelle donne è più costale e toracica. Ma quando la respirazione accelera sotto lo shock di un’emozione, di uno stress, di un’angoscia, donne e uomini si ritrovano nella stessa precipitazione respiratoria.

Per fare un’inspirazione ci vuole, grosso modo, poco più di un secondo, come per un’espirazione. Inspiriamo-espiriamo quindi circa 20 volte al minuto, 1200 volte all’ora e 15,000 volte ogni ventiquattr’ore tenuto conto del rallentamento di sette ore di sonno (ho calcolato che in un anno compiamo l’atto respiratorio circa 5 milioni e mezzo di volte). La respirazione dà il ritmo alla vita e condiziona la nostra sopravvivenza; ricambiando l’ossigeno nel sangue, assicura il funzionamento di tutti gli organi e, in particolare, dei due cervelli. Da qui capiamo la sua importanza.

Ora, noi respiriamo sempre peggio, sempre più in fretta e le costrizioni, la moltiplicazione delle emozioni, le impazienze, gli stress, i messaggi che registriamo durante il lavoro e attraverso i media, la sedentarietà, l’alimentazione precipitosa e scelta male, in breve, la vita moderna, incrementano sempre di più questa situazione disastrosa; che non cessa di peggiorare. Venti o trent’anni fa, respiravamo meglio, in modo meno affannoso.

Imparare a respirare di nuovo con la pancia, esercizio che vi propongo sin dalle prime pagine di questo libro, è per quanto mi riguarda la prima tappa verso il ripristino della salute e del benessere. Questo apprendimento avrà l’effetto principale, lo ripeto, di rimettere in sintonia i vostri due cervelli.

Tratto dal libro “La Salute Viene dalla Pancia” di Pierre Pallardy

Puoi trovare la recensione del libro QUI

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